La tenerezza del lupo: il commento di Mauro Macario alla mie «Contraddizioni»

Caro Vito,
ho letto attentamente il tuo bel libro. Non si tratta di «sforzi letterari», come tu li definisci: sono compimenti avvenuti con maestria e rispettabilità e d'altra parte i commenti critici di cui hai goduto lo confermano ampiamente. Li ho letti dopo essermi immerso a lungo e spesso in modo ripetuto nei tuoi versi. 

Mauro Macario

Non so perché, mi viene in mente di dirti che sei un poeta mosaicista, forse perché a fine libro mi sono reso conto di questo lavoro a incastro, poesia dopo poesia, fino a formare un solo grande mosaico di luci e ombre. Quasi tu avessi pianificato il disegno fin dall'inizio e senz'altro non è così perché la poesia non permette pianificazioni. Ma c'è una pittura interna che s'incontra con quella esterna, una commistione tra due paesaggi morfologici che si fondono in una sincronia di suoni e immagini tra cinema e canto. Canto a volte ispanico per quella calda meridionalità che è un genoma meteopoetico incorporato.

Ti preferisco da pagina 42 in poi, a finire. Perché c'è uno sbalzo enorme dalla prima fase che direi di rullaggio, per poi volare sul territorio che amo di più, quello accidentato e aspro, percorso da tensioni stizzite e rabbiose, dove quei tipi di sentimenti ti danno occasioni creative originali e lo sguardo vigile se ne accorge. 

Nell'asprezza e nello sprezzo dai il meglio di te. La tenerezza del lupo mi affascina, mi commuove, mi coinvolge. Secondo me, mancava questo condimento nella prima parte che mi risultava di una dolcezza di "regime poetico". Ma la dolcezza "agrodolce" del lupo è il nucleo maturo e timbrico della raccolta. 

Naturalmente, sono solo mie percezioni soggettive. Ma è così che funziona con la poesia. Avere la presunzione dell'analisi razionale non è da me, non è propria della poesia. Bisogna essere selvatici anche con questa espressione della civiltà culturale. Bisogna essere sempre degli apache
Grazie, 
tuo Mauro.

* * *


MAURO MACARIO è poeta, scrittore, attore e regista.
Nato dall'unione fra Erminio Macario e Giulia Dardanelli, dopo aver frequentato la Scuola d'arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano nel biennio 1963-1964 (tra i maestri Ruggero Jacobbi) e poi al termine di un apprendistato come aiuto regista con Bruno Corbucci (10 film) si è avviato alla regia cinematografica, a quella teatrale, e infine a quella televisiva curando per la Rai e per Canale 5 programmi di carattere musicale. Dal 1990 si dedica alla scrittura poetica, alla saggistica, e alla narrativa.

Mauro Macario insieme a suo padre Erminio Macario, alla regia RAI di Buonasera con Macario (1979)

Numerose le sue opere sia poetiche che saggistiche così come narrative e teatrali. La sua più recente fatica letteraria è il romanzo Ballerina di Fila, edito per i tipi di Puntoacapo (2021), in merito alla quale lo stesso Macario scrive: «Questa storia nasce da una mia diretta esperienza teatrale con  Macario, mio padre, in rivista nel '67, quando ero giovanissimo. 

Narra si l'iniziazione sentimentale di un giovane attore con una ballerina di Amsterdam diventando un viaggio intorno alla corporalità femminile, ma oggi il contesto in cui si svolge la storia, il mondo perduto del varietà, visto da dietro le quinte con occhi testimoniali, assume una valenza anche documentale, essendo l'unico romanzo/verità che descrive la vita degli artisti viaggianti, le attese nei camerini, i viaggi notturni, i teatri di provincia, gli alberghi in paesini nebbiosi, i fasti di messinscene grandiose, le luci, i costumi sgargianti, le soubrettes storiche, i comici leggendari, gli intrighi amorosi, e anche come nasceva uno spettacolo di rivista, il musical. Un genere di teatro che dominò le platee italiane dagli anni '20 agli anni '60. E forse, quella raccontata, fu proprio l'ultima rivista, l'ultimo splendore prima che i riflettori si spegnessero per sempre e il sipario si chiudesse sulla mitica passerella, sui protagonisti che vi sfilarono, e sui clamori di un pubblico in delirio».


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