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In anteprima, la prefazione di GUIDO OLDANI a TANTO VALE CHIAMARLE APOCALISSI di prossima uscita

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Se non sbaglio, nel 2022, ci si è indaffarati a cercare di ripristinare la poesia civile, sia i miei realisti terminali che Vito Davoli, insieme al suo amico Marco Cinque. Da allora è stato una fioritura, fino all’esagerazione, per cui la poesia civile diventa consolazione per pensionati. Nel frattempo, Davoli incontra il Realismo terminale col quale si intreccia. Nel contempo la poesia civile diventa poesia infernale e la specie umana, morendo in guerre, non più militari ma ormai soltanto assassine, è usata come materiale per un planetario concimificio. con Guido Oldani Mi pare che Vito Davoli tenga botta con sudata consapevolezza. Il suo lavoro poetico non è affatto una fotocopia, come oggi capita abitualmente, ma è un’officina, nel senso pasoliniano del termine, capace di interloquire con questi nostri giorni funerari. Naturalmente un pizzico d’ironia, come il sale sui cibi, salva felicemente dalla insipidità che ci sta braccando con tutta l’energia di una disperata cultura circense...

La misura di un verso che coglie le essenze: DANTE MAFFIA recensisce CARNE E SANGUE

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Raro trovare una voce di poeta sempre composta e sempre attenta alla misura espressiva, a non andare oltre i confini di una realtà vissuta e rielaborata per coglierne le essenze e renderle immagini da conservare. Sì, la prima cosa che rende piacevole questa raccolta è il timbro espressivo, la capacità di saper cogliere le emozioni e renderle poesia senza fronzoli, senza eccessi, senza aggiunte troppo letterarie che avrebbero reso le espressioni legate a una stagione e non alla marea disorientante del tutto. Insieme a Dante Maffia alla XV Notte Bianca della Poesia a Giovinazzo e Molfetta, giugno 2025 Del resto un’opera che si presenta sotto la benedizione delle due maggiori poetesse russe, e non solo, Anna Achmatova e Marina Cvetaeva, vuole fare intendere che si sta muovendo in atmosfere roboanti, in ascensioni liriche che vogliono dimostrare che la poesia è lievito che si accumula da flussi indistinti che macerano processi infiniti per poter cogliere quella immobilità «in un tempo fals...

ANGIULI, DAVOLI e PALUMBO, la triade pugliese della poesia civile secondo DANIELE MARIA PEGORARI

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Un profondo ringraziamento al prof. Daniele Maria Pegorari per questo interessante articolo comparso su la Repubblica del 25 aprile 2025. Recensendo la recente antologia curata dal prof. Giuseppe Langella , Sfilata d'alti modi (La Scuola di Pitagora, Milano 2024), il critico barese segnala la presenza del sottoscritto insieme a Gianni Antonio Palumbo e al poeta barese Lino Angiuli quali voci di spicco della poesia civile in Italia. Angiuli, Davoli e Palumbo. La  poesia civile  in Italia spicca con tre voci pugliesi di Daniele Maria Pegorari Nell'antologia  Sfilata d'alti modi , gli omaggi in versi degli autori baresi alle figure di Garcia Lorca, Castro e Bonhoeffer Da più di un secolo identifichiamo la poesia con la linea simbolismo-orfismo-intimismo, dimenticando che essa può e deve anche scuotere le coscienze dinanzi ai drammi della Storia; abbiamo smesso di apprezzare una scrittura che 'faccia i nomi e i cognomi', che attinga alla cronaca le proprie ispirazi...

MARINA CARACCIOLO legge CONTRADDIZIONI (ed. Leucò, 2001)

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La poesia di Vito Davoli, in questa sua prima bella raccolta intitolata Contraddizioni , mi ricorda inspiegabilmente i misteriosi masques e bergamasques della famosa lirica di Paul Verlaine [1]: quasi tristi sotto i loro fantastici travestimenti, vanno ammaliando un paesaggio singolare, suonando il liuto cantando l’amor corrisposto, anche se « ils n’ont pas l’air de croire à leur bonheur... ». Sembra comparire qua e là, come in un circo immaginario, fantasmagorico, un clown scanzonato e tuttavia pessimista, che nasconde le sue lacrime e la sua rabbiosa amarezza sotto il cupo riso della burla . C’è un aggirarsi smarriti in una realtà disarticolata come frammenti asimmetrici di un puzzle , sconosciuta o difficile da comprendere e da accettare, quasi impossibile da ricucire: Non capisco neppure / se il vento che mi soffia tra le dita / al quale oppongo le mani spalancate / mi spinge avanti oppure / mi frena bruscamente... E la luna (quale poeta mai non ha cantato la luna?) non rimanda a ...

Leggendo «E ti vengo a pensare» di GRAZIELLA DI BELLA

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E ti vengo a pensare di Graziella Di Bella è un testo caldo e intenso nutrito da una sorta di "calma ribollente" che sembra alimentare la postura dell’io lirico e che, pur nel verso libero, destrutturato rispetto a particolari architetture metriche, mantiene un cadenzato andamento musicale, quasi una canzone da cantare. Nonostante la variabilità del metro, non si perde mai, grazie alla naturale accentazione delle parole sapientemente scelte, un ritmo ben cadenzato che ne favorisce uno spontaneo fluire nella lettura. Graziella Di Bella Pare alimentato da un profondo sentimento empatico che, come l'autrice tiene a specificare in calce alla poesia, affronta il delicato tema della donazione degli organi dal punto di vista di una madre. E bene fa la poetessa a chiarire questo che è tutt'altro che un dettaglio, per due ragioni specifiche: da un lato perché la presenza di un 'tu' e di un 'altro', grazie alla circolarità polisemica del componimento, può ben p...

MASSIMO TETI legge CARNE E SANGUE

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Ringrazio sinceramente l'amico poeta Massimo Teti per questa sua riflessione sul mio  Carne e sangue : gliene sono davvero grato. Dà tutto un senso a quel tormentato mettere la penna su foglio bianco. E se la poesia lascia qualcosa a chi legge, allora forse sarà valsa la pena passare per certi percorsi. Così scrive Massimo Teti: «Come si leggono le poesie? Ad alta voce, sentendone la musicalità, facendo risuonare ogni parola, ogni sillaba, ogni verso nel petto, nelle pareti del cuore? Oppure in silenzio, assaporandone ogni parola, ogni sillaba, ogni verso, facendoli risuonare nella testa e poi nel cuore? Io non lo so, ma certe poesie sono talmente belle e talmente potenti che anche se non le leggi ad alta voce ti risuonano lo stesso nel cuore, ti scavano dentro e ti lasciano un'impronta, un qualcosa che rimane, e tu non sei più lo stesso. A me è successo con tanti poeti e poete, e è successo anche con Vito Davoli, leggendo la sua splendida silloge  Carne e sangue . Chiedo scu...

Sfumature distoniche e oscillazioni nell'architettura de «Il Tempo della Carestia» di Gianni A. Palumbo

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C'è da dire, senza tema di smentita, che raramente si ha la possibilità e la fortuna di imbattersi in testi poetici di spessore e intensità come questi elaborati ne Il tempo della Carestia di Gianni Antonio Palumbo. La silloge, edita da Tabula fati nel 2023, è stata già salutata da più parti come un'opera di particolare rilievo letterario ed è certamente il caso di sottolineare che accanto all'orizzonte letterario, l'opera propone una serie di percorsi possibili all'interno dei quali la "giostra" contenutistica ed emotiva architettata dall'autore trova piena rispondenza e conferma nell'impianto generale della raccolta: ripropone in piccolo, in ciascun microcosmo - che sia letterario, filosofico, sociale, valoriale, spirituale, linguistico, ideale e perfino "politico" - ciò che, più in grande, ci è parso costituire l'architettura vera e propria dell'intera opera. Una continua oscillazione che si nutre della nuda verità del sentim...

MAURO DE PASQUALE (ri)legge e presenta 𝘾𝙖𝙧𝙣𝙚 𝙚 𝙨𝙖𝙣𝙜𝙪𝙚 a Bisceglie

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Di seguito la relazione tenuta dal prof. Mauro De Pasquale il 6 marzo 2024 in occasione della presentazione di Carne e sangue presso l' Opera Don Uva di Bisceglie nell'ambito della manifestazione DIVERSI INVERSI a cura del Circolo dei Lettori di Rosa Leuci e Ida Lucia Musci. È complessa la poesia di Davoli. Molto. E la complessità si proclama già dalla copertina di Carne e Sangue . La quale riproduce un quadro famoso di Tiziano: L’amor sacro e l’amor profano . Ma con una variante importante, significativa. Nel quadro di Tiziano infatti la posizione delle due figure femminili, quella vestita e la venere nuda, sono situate in posizione inversa: l’amor sacro a sinistra dell’osservatore, l’amor profano alla destra. Un pasticcio? Un refuso editoriale? Nemmeno per sogno. La scelta dell’autore è voluta, pienamente consapevole. Perché la copertina è già metafora, del libro. Per Davoli, infatti, la realtà può essere tranquillamente intercambiabile, e illusoria, e come Penelope può sn...