Loredana Lorusso legge «Carne e sangue»
Carne e sangue. Resti della mattanza che il tempo fa delle emozioni. Monologhi, soliloqui, quasi racconti in cui Vito Davoli pone dubbi e perplessità su sé stesso e sul suo tempo proprio in quanto poeta.
La fugacità del tempo: «Io so di creare soltanto un ricordo» ("Fugacità"); «Adesso studio le rovine più alla luce» ("Come in un attimo").
Il movimento del tempo che è proprio di un amplesso: «Nel senso di uno sconcio sempiterno» ("Come giostra che non gira in tondo"); «Dondolo appeso ai fili di un ragno tenace» ("Di ieri, oggi e ancora domani").
L’instabilità del tempo: «Sopra la linea di confine in equilibrio incerto» ("La Linea").
Il tempo come specchio a cui il poeta sfugge: «quando posso evito di guardare» ("In Bilico"); «Sono il piacere della fuga» ("Fugacità").
Il tempo da sfidare nel desiderio di eternità: «Sarò dall’altra parte nei giorni che verranno» ("L’Eco"); «Tu cancelli l’affanno del tempo» ("In un solo momento"); «Altri la chiameranno eternità» ("Brindisi").
Il tempo da annientare: «Una domanda sibilai e poi ti uccisi» ("Senza Fili"); «Qualcuno chiuda i boccaporti del tempo» ("Carne e sangue").
Il tempo come il terzo nella danza: «Ma non misuro il tempo che cola lento / e si fa impenetrabile ambizione d’eternità» ("Tango").
Ma il tempo è fecondo, e lascia nella scia i ricordi di cui il poeta narra in "Capitano, mio capitano". Ricordi le cui schegge, infitte nella carne a sanguinare, evocano domande che il poeta usa per accomiatarsi dal lettore: «Adesso devo proprio salutarti. / Non fare altre domande» ("Devo proprio"); «Così parlerò dei silenzi e dei quadri» ("Ambizione"); «Vlora bon-bon traboccante di crema» ("Vlora"); «Ma io sarò…cosa?» ("Cantami Sarajevo"); «Che ne sarà di noi / favola mia, tormento?» ("Estensione"); «Se amare è morire…» ("Come Sindone").
Una silloge incisiva ed illuminante.
Loredana Lorusso