La non-rassegnazione nei versi di Patrizia Nizzo in «Il ramo la foglia il vento»

Dalla postfazione al testo P. NIZZO, Il ramo la foglia il vento, PellicanoCult 2023

È una poesia sincera e senza timori quella proposta in questo cammino da Patrizia Nizzo. Ed è lo stesso percorso del vento: attorno alle ramificazioni dell’anima, l’autrice propone di seguire il sentiero indicato dai soffi dell’aria che scuote anche le foglie giovani ma porta via con sé quelle più sdrucite per una strada che è ancora mistero definire dove vada a posarle defintivamente. Un cammino che nasce da «La voglia di vivere il tempo» tanto più intatta e urgente quanto più quel tempo procede in avanti: la maturità non restituisce un granché se non un senso di frustrazione e impotenza che vede nel percorso delle foglie un punto d’inizio immaginato con certezza e la fine di un percorso data per scontata senza alcuna controprova:

Saprei il momento della parola e quello del silenzio,
con la sicurezza che non avrei avuto
quando i muscoli erano forti e il desiderio intatto.
È tutto qui l’insegnamento?
Scarna e mediocre la lezione

Restano nel vento i ricordi, i sentimenti, i pensieri, le riflessioni, fermate sul foglio di una silloge che, come questa proposta da Patrizia Nizzo, li inchioda da qualche parte, in qualche modo, perché possano godere dell’attenzione del lettore, cercato o casuale che sia, e magari con lui condividere quei sentimenti, pensieri e riflessioni che, come in un fermo immagine restano lì ad offrirsi e a parare quel cammino che, nella prosaicità dell’impoetica realtà, resterebbe inesorabilmente inarrestabile. Perché anche «il pensiero / è un sottile dolore da stordire». Per amore. Solo per amore cristallizzare momenti da conservare mentre il percorso è in fieri, come un tesoro a cui ricorrere per riprendere e recuperare la linfa vitale che le foglie cadute più non hanno ma che ai destini umani possono in qualche modo essere restituite rinvigorite finché è consentito, finché è possibile, finche non sia chiaro il posto o il momento in cui le foglie vanno a posarsi definitivamente.

quel “nulla d’impossibile” delirante e rabbioso
è ora uno sguardo sereno sulla vallata.

E quasi per non rassegnarsi a questo destino, la poetessa usa dedicarsi a una sorta di “vezzo” che tenta di restituire alle foglie nuova vita quando nottetempo le raccoglie e le riutilizza come papiri su cui annotare pensieri, versi, parole che ridiano alle stesse la dignità della resurrezione. Per poi donarle. Ne sono personalmente testimone e dedicatario.

P. NIZZO, Il ramo la foglia il vento, PellicanoCult 2023, II edizione
Richiedi la tua copia scrivendo a pellicanolibri@libero.it


Già, la parola! Quella pensata. Quella scritta. Quella riconsegnata al tempo e al lettore senza timori di declinarla secondo le stagioni dell’anima, secondo le variazioni di colore delle foglie, secondo le curve e le evoluzioni dei loro percorsi nel vento. C’è così tutto lo spazio, accanto alla riflessione serena, anche per l’esplosione dei colori forti, siano essi «la violenza di uno specchio» o l’«aggressione dell’ombra attaccata ai piedi». E così

Il giovane futuro
anestetizza l’anima
perché non conviene averla

e non conviene perché quasi inevitabile è la disillusione giacché

disillusa, ho visto il tuo volto senza maschera,
sei la potente illusione che fa girare il mondo
e non ho più voglia di cercarti.
Amore

E sempre amore è il motore, il punto d’arrivo, il punto di partenza e il propulsore del percorso, quasi indipendentemente dagli esordi, dagli esiti e dalle curve del mulinare dei sentieri di quelle foglie. Eppure alla certezza del ramo, dell’origine, non fa eco il vento che, in tutta la sua evasiva indefinitezza si ripresenta sempre come destino ineluttabile che porta qualcosa con sé e la porta via da sé ma al quale non ci si sottrae, non si può, non si vuole perché dopotutto è per amore che ci si lascia trasportare da quel vento e per amore che si sceglie di continuare a percorrere quel cammino. Finché non sarà il vento a mostrare – attraverso tutto lo spettro del vissuto e del sentimento umano – dove finirà.

Vito Davoli

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