Un breviario sulla giusta coscienza e sul suo contrario. Mauro Macario legge «Appunti di un buonista».
È un libro "utile" Appunti di un buonista di Vito Davoli. Un breviario sulla giusta coscienza e sul suo contrario. È un testo dalla struttura drammaturgica poiché implica personaggi che sulla scena del degrado italico espongono miserie e saggezze. Sotto questo aspetto la sua lettura pubblica sarebbe da impostare secondo le regole del "teatro epico" di Brecht, che propugnava un'interpretazione attoriale di tipo critico, cioè mai immedesimandosi nella partecipazione emotiva aristotelica. Di modo che il cretino viene fuori da sé, senza forzature della controparte "didattica".
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Sicuramente l'autore ha creato un libro di utilità sociale, soprattutto in questo momento socio-storico di degrado totale. È un libro che dovrebbe essere presente nei testi obbligatori delle scuole per "educare" all'intelligenza morale. E allinearlo a quello di Shlomo Venezia, Sonderkommando, perché l'uno è legato all'altro. Perchè se vince a macchia d'olio il cretino, l'ottuso, finito questo libro si passerebbe inevitabilmente nell'altro, ma non come lettura: come conseguenza reale. I cicli e i ricicli storici sono da addebitarsi ai cretini. Dal momento che il potere ciò che decide lo fa con il benestare dei cretini che diventano complici.
Mi sia permesso un "pensierino della sera": è meglio un delinquente di un cretino. Il delinquente può essere intelligente quindi ti offre un'arma. Il cretino ti disarma. Gliela puoi cantare finché vuoi, ma non c'è niente da fare. E questo emerge spesso nel libro. Personalmente mi ha fatto riflettere su quanto Vito sia "democratico" con i cretini che sono o diventeranno i nemici. Direi sorprendentemente educato e paziente. Mi ha fatto riflettere sul '68, che ho vissuto, dove noi non ci sognavamo minimamente di dialogare con il nemico, menavamo le mani, eravamo tutti guevaristi o castristi. Ma questa è una riflessione che riguarda me, di un tempo lontano, non l'autore. Un'altra storia...
Mauro Macario
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