L'intervista di Petruvska Simne su «Letralia» (Venezuela) poi rilanciata su «Tiberiades» (Spagna) qui tradotta in italiano

Grazie alla giornalista letteraria Petruvska Simne, la testata venezuelana Letralia pubblica un'intervista poi rilanciata anche dalla rivista di critica letteraria spagnola Tiberiades, in Spagna.
Riporto di seguito il testo originale tradotto in italiano. Le poesie presenti in entrambe le riviste, sono state pubblicate in entrambe le lingue, italiano con traduzione spagnola a cura di Petruvska Simne.


In poesia non si può mentire


Con la sua Trilogía delle Contraddizioni, Vito Davoli occupa un posto preponderante nell'ambito letterario italiano. Lo confermano le analisi e gli studi critici sulle sue sillogi, realizzate dai più prestigiosi intellettuali del panorama letterario italiano, senza considerare il constante lavoro che realizza per diffondere testi di autori determinanti.

Vito Davoli è poeta, giornalista, critico letterario, traduttore e artista grafico, e a ben guardare il suo curriculum ci si rende conto del tempo profuso nel diffondere la parola poetica, con il piacere di sottoporre al lettore la nuova raccolta di un qualche autore poco conosciuto, di creare ed editare nuove pubblicazioni, come la rivista Pubblicazioni Letterariæ, di curare, insieme a Daniele Giancane, un libro di racconti surrealisti, Surrealia: Señales del más allá y otros relatos, nati da un laboratorio che ha prodotto questa mescola di narrazioni amene e affascinanti. Questo libro è stato tradotto in spagnolo da Carolina La Rosa Montilla e Jorge Ledezma.

Già redattore de La Vallisa, oggi è Presidente dell'Associazione Culturale VERSO LEVANTE APS e vicedirettore della rivista La Calce & il dado.
La sua prima silloge Contraddizioni è stata pubblicata nel 2001, poi nuovamente edita nel 2021 con prefazione di marco Ignazio de Santis e letture critiche dei più rinomati intellettuali italiani.
Nel 2022 cura, insieme a Beppe Costa l'antologia internazionale D'amori di delitti, di passioni che raccoglie contributi di poeti da tutto il mondo e lo stesso Costa lo invita a curare la collana Inediti Rari e Diversi fondata dallo stesso Costa e curata insieme a Dario Bellezza fino alla sua morte.
Questo stesso anno pubblica la sua seconda silloge Carne e sangue per i tipi di Tabula fati.

Ha pubblicato la plaquette bilingue Intr-un pumn de furie – In un pugno di rabbia per l'editore Cosmopoli di Bucarest e, in spagnolo, La carne y el espíritu, una collettanea di letture critiche da tutto il mondo latinoamericano sull'opera del poeta ispano-peruviano Alfredo Pérez Alencart, attualmente in fase di traduzione italiana.

Insieme a marco Cinque, attivista e giornalista de Il Manifesto, con cui aveva già curate due edizioni della storica antologia SignorNò! contro l'uso delle armi, cura e pubblica un progetto poetico solidale dal titolo Il buio della ragione. Poesie e testimonianze contro la tortura, i cui proventi sono destinati a Gazzella Onlus, associazione che si occupa dei bambini vittime della violenza della guerra in Palestina.

Per Cambridge Stanford Books è attualmente in fase di traduzione un volume sulla storia della schiavitù dal titolo The History of Slavery. Di prossima pubblicazione un saggio epigrafico sulla storia della pirateria ellenistica nel III sec. a.C. e il teso e ultimo capitolo della trilogia delle contraddizioni dal titolo Cinque minuti dopo
Ha partecipato al XXVI e XXVII Encuentro de Poetas Iberoamericanos de Salamanca.

* * *

Com'è stata la sua infanzia?

Direi ottima considerando che il destino avrebbe potuto riservarmi un posto speciale in un sacchetto della spazzatura dentro un cassonetto o chissà cos’altro. Il portone di un orfanotrofio è stato decisamente più benevolo.
Sono stato adottato all’età di 3 mesi e da quel momento in poi direi che la mia seconda possibilità mi ha riservato generosissime sorprese: da una famiglia meravigliosa alla quale devo tutto, alla possibilità di dedicarmi agli studi e a tutte le passioni che mi hanno accompagnato fino ad oggi.

Qual è stata la prima poesia in cui ha trovato la sua voce?

In realtà non fu propriamente una poesia. Ricordo perfettamente un momento scatenante della mia adolescenza: l’ascolto del Notturno Op.9, N°2 di Chopin quando, all’epoca, ascoltavo solo musica rock. Contemporaneamente mi avvicinai a Petrarca e me ne innamorai. Poi – detta molto brevemente – venne Garcia Lorca: l’anima prese fuoco e cambiò tutto. Da lì in poi ho letto ogni verso che mi capitasse per le mani: dagli antichi (che già conoscevo per il mio corso di studi) ai contemporanei al punto che la poesia mi è compagna fedele quotidianamente.

Quali commenti o critiche hanno fatto i suoi amici e lettori ai suoi primi libri?

Ho avuto la fortuna che il mio primo libro Contraddizioni finì nelle mani di uno dei più grandi critici letterari italiani agli inizi del 2000: Giorgio Bàrberi Squarotti mi scrisse di averlo letto e di averlo molto apprezzato, aggiungendo qualche utilissimo consiglio che per me fu assolutamente illuminante. Da lì in poi diversi critici hanno avuto la pazienza e la generosità di leggermi e di farmi conoscere il loro pensiero, sempre fortunatamente molto benevolo. Purtroppo solo mia moglie dice di non comprendere ciò che scrivo, jajaja…

Ci sono stati poeti che l'hanno particolarmente influenzato?

Sì, ovviamente. Prima di scrivere è sempre necessaria un’immersione totale nella lettura che è la miglior maestra per chi voglia provare a scrivere poesia. E’ inevitabile che quella lettura, anzi quelle letture, lascino sedimenti che prima o poi vengono fuori nella fase della scrittura. Non so dire quanto consapevolmente o meno. Oltre ai poeti già citati, di certo posso dire di subire il fascino di molti dei poeti contemporanei, spesso anche conosciuti personalmente, tanto quanto della poesia del ‘900 (da Montale a Luzi, da Ungaretti a Gatto, da Caproni a Giudici…). Tra i miei conterranei sicuramente Bodini. E Scotellaro, lucano. Andando indietro penso anche ai classici greci e latini, ai lirici, a Catullo, a Orazio, a Saffo: sono davvero troppi per enumerare tutti i poeti che popolano il mio Olimpo. Senza considerare la mia personale passione per la letteratura spagnola e latinoamenricana.

Quali autori pugliesi, dalla sua regione natale, ritiene che l'abbiano segnato?

Certamente i già citati Bodini e Scotellaro (che sento particolarmente vicino sebbene sia lucano e non pugliese) ma posso dire che la Puglia è una regione vivacissima dal punto di vista della produzione letteraria e, in specie, per quello che riguarda la poesia. La mia generazione e ancor più quella successiva, vanta un rigoglioso numero di poeti molti dei quali qualitativamente validissimi. E tra i poeti di quella precedente posso dire di avere la fortuna di conoscere personalmente molti maestri e ormai amici a cui sono legato da profondo affetto. Al di là di Vittorino Curci che va necessariamente citato fra i pugliesi contemporanei, non farò altri nomi per non rischiare di dimenticare qualcuno. Eppure un altro nome voglio proprio farlo: devo moltissimo ad Ada de Judicibus Lisena, poetessa della mia città, Molfetta, senza la quale probabilmente non avrei mai deciso di intraprendere il percorso della poesia. Le sono molto grato e particolarmente affezionato.

Quale poeta della sua generazione le piace ancora?

Come ho detto, preferirei non fare nomi per non fare torto a nessuno e, mi creda, di nomi validi ce ne sono. In tutta Italia. Diciamo che, quando mi capita di curare qualche antologia tematica, normalmente cerco di convocare prima quei poeti la cui lettura mi entusiasma e mi coinvolge sempre. Anche in questo caso, però, un nome voglio farlo: Gianni Antonio Palumbo, oltre ad essere un raffinatissimo critico letterario (credo – a ragion veduta – fra i più validi in Italia) è anche un ottimo poeta. Il fatto che sia anche un mio caro amico è mia fortuna che non toglie né aggiunge nulla al suo valore letterario.

Cosa rende unica una poesia?

E’ la domanda della domande. Lo dico francamente: non lo so. E diffido di chi cerca di codificare i perché una poesia possa definirsi tale. La rima, le assonanze, le altre figure retoriche, il verso, il metro, la musicalità, il potere evocativo, il messaggio, l’estetica… tutto questo e niente singolarmente ma molto altro ancora. Forse si fa prima a dire cosa NON rende poesia un testo.

Le sue poesie le scrive una sola volta o lavora bozza dopo bozza?

Credo sia sempre opportuno lasciar decantare un testo appena scritto. Certo, può capitare che, andando a rileggere un testo scritto tempo prima, magari risulti perfetto così com’è stato scritto. Ma credo anche che questa sia un’eccezione né può essere la regola.
Sì, credo proprio che il testo vada plasmato, limato, modellato, raffinato una e più volte come qualunque altro prodotto di qualunque altra forma d’arte. Ed è questo quello che faccio. O per lo meno ci provo.

Quanto tempo ha impiegato per scrivere Carne e Sangue?

Anni solo per scriverlo. Intendo tutta la trilogia, giacché Carne e sangue è il secondo “episodio” di una Trilogia delle Contraddizioni che non sono ancora riuscito a pubblicare per intero. Se le dicessi che poi è stato pubblicato dopo addirittura vent’anni dal suo concepimento potrebbe sembrare esagerato ma è proprio così. Tutte le poesie in Carne e sangue non vanno oltre il 1999 ma la silloge ha visto la luce solo nel 2022.

Pensa che la sua poesia abbia subíto cambiamenti dall’inizio a ora?

Spero proprio di sì. Io stesso mi annoierei a rileggermi sempre uguale a me stesso. E per la verità credo che ci sia stato un percorso intenso e tormentato nei miei scritti. Diversamente non riderei a crepapelle quando mi capita di rileggere alcune “esternazioni” messe sul foglio all’età di 12, 14 o 16 anni. Credo che in questo ancora oggi mi aiuti molto il fatto che amo mettermi in discussione: profondamente e in solitudine.

Per lei, come poeta, cosa c'è di sbagliato nel mondo?

Che domandone! Da dove comincio?

Perché scrive?

La finalità ultima di qualsiasi forma d’arte credo stia nella volontà di comunicare. Credo però anche che questo non basti al voler scrivere poesia: manca il dato della creazione e della creatività (che guarda caso hanno la stessa radice). La poesia cioè è altra cosa e agisce su un piano differente. Non saprei come spiegarlo e non so neppure se sia davvero possibile: è un po’ come cercare scientificamente di definire l’anima. Penso che prima di stabilire una qualunque forma di comunicazione sia necessario maturare la piena consapevolezza di chi si propone alla comunicazione dalla propria parte cioè chi o cosa si offre al comunicando. Forse sto parlando di consapevolezza di se stessi ma neppure di questo sono assolutamente certo. Quel che è certo è che la poesia crea, è atto generativo, è vera e propria creazione: mi piace pensare al fatto che al momento del fiat lux, quando nulla esisteva, è il ‘verbo’ a dare inizio alla creazione, cioè la parola. E poesia, che è fatta di parole, è, appunto, poiésis. Altro dato certo e che in poesia non si può mentire. Neppure l’estetica è sufficiente a dissimulare l’eccessiva presenza di un io che non è in grado di fare i conti con se stesso e quindi incapace o impossibilitato a concepire l’oggetto di quella poiésis. Io scrivo e provo ad abbozzare creazioni e risposte: le domande sono quelle che fa (o non fa) il lettore.

Per le poesie allegate all'intervista, scelte e tradotte dalla stessa Petruvska Simne, si rimanda alla pagina originale di Letralia a questo link.

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