MARINA CARACCIOLO legge CONTRADDIZIONI (ed. Leucò, 2001)

La poesia di Vito Davoli, in questa sua prima bella raccolta intitolata Contraddizioni, mi ricorda inspiegabilmente i misteriosi masques e bergamasques della famosa lirica di Paul Verlaine [1]: quasi tristi sotto i loro fantastici travestimenti, vanno ammaliando un paesaggio singolare, suonando il liuto cantando l’amor corrisposto, anche se « ils n’ont pas l’air de croire à leur bonheur... ». Sembra comparire qua e là, come in un circo immaginario, fantasmagorico, un clown scanzonato e tuttavia pessimista, che nasconde le sue lacrime e la sua rabbiosa amarezza sotto il cupo riso della burla . C’è un aggirarsi smarriti in una realtà disarticolata come frammenti asimmetrici di un puzzle , sconosciuta o difficile da comprendere e da accettare, quasi impossibile da ricucire: Non capisco neppure / se il vento che mi soffia tra le dita / al quale oppongo le mani spalancate / mi spinge avanti oppure / mi frena bruscamente... E la luna (quale poeta mai non ha cantato la luna?) non rimanda a q...