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Riflessioni su "L'inutilità utile della poesia", incontro-dibattito su Interzona News del 21/03/2022

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 La definizione di una utilità della poesia presupporrebbe l’identificazione di cosa sia poesia. Perché se ne comprenda l’utilità dovrebbe essere necessario sapere che cosa dovrebbe essere utile e a cosa dovrebbe essere utile. Al di là di una infinita letteratura sulle possibili definizioni di poesia che non citerò in questa sede accodandomi ad altri amici che pur nei loro interventi hanno cercato di definire e mettere a fuoco lo sguardo su questo possibile “fermo immagine”, credo di poter dire che la poesia è ciò che essa stessa diviene. Sapendo comunque di non aver detto praticamente nulla. Preferisco pertanto proporre il testo di Daniele Giancane Che cos’è la poesia, Tabula Fati 2021, certamente voce autorevole a cui fare riferimento con fiducia per poter avere un perimetro entro cui assestare una riflessione di questo tipo. Detto questo mi spingo in un senso un po' diverso, forse provocatorio, e condivido questa riflessione così com’essa è maturata di fronte alla sollecitazione...

Più di ciò che è stato conta "Quel che resta". Un possibile viaggio nella poesia di Giulia Notarangelo.

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Se è vero, com'è vero, che in ambito grafico, per esempio, il miglior risultato si ottiene sottraendo e non aggiungendo elementi; se è vero, com'é vero, che esteticamente la forza del cosiddetto "vedo-non-vedo" sta nella potenza dell'immaginazione esercitata su ciò che non si vede più che nel dato oggettivo osservato; se è vero, com'é vero, che letterariamente il fascino del non detto racchiude in sé e contiene la "verità vera" più di mille parole enunciate descrittivamente ad esaurimento di ogni minimo dettaglio, allora sarà opportuno utilizzare questa chiave di lettura per una poesia e una poetica, come quella di Giulia Notarangelo che, attraverso la scelta di quel lemma, in quel verso concentra la struttura linguistica consentendo - quasi paradossalmente - un ampliamento degli orizzonti "ottici" e immaginifici dentro i quali ciò su cui l'attenzione si accentra è lo spazio vuoto fra le cose, i segmenti di tempo "aperto" fr...

Il commento di Marco Cinque alle mie "Contraddizioni"

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In occasione dell'uscita di un'edizione speciale di Contraddizioni, corredata con giudizi e letture critiche, liberamente scaricabile in formato elettronico o acquistabile in formato cartaceo su Amazon ai links indicati in calce, riportiamo di seguito un nuovo punto di vista, questa volta una nuova e inedita lettura ad opera della prestigiosa penna di Marco Cinque , poeta, scrittore, attivista, musicista e intellettuale romano, giornalista per Il Manifesto , che così scrive: «Ho letto con molto interesse e curiosità la raccolta poetica  “Contraddizioni”, di Vito Davoli, ma premetto che non voglio entrare in una dimensione critico-letteraria, non ne ho le competenze e inoltre temo che, in questi termini, sarebbe comunque un contributo stucchevole e inutile. Infatti sono quasi convinto che, se si tenta di spiegarla, la poesia si spezza o finisce in rovina. Per questo evito di addentrarmi in autopsie e vivisezioni di un linguaggio che, per sua natura, risulta inafferrabile, indefi...

Scontornando l'Istante Puro nella poetica di Ada de Judicibus Lisena

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Se, utilizzando un linguaggio decisamente poco ortodosso quale quello degli slang s giovanili, dicessi che la poesia di Ada de Judibus Lisena è una poesia “carica a pallettoni” probabilmente mi dareste del pazzo. E probabilmente con ragione. Eppure quell’idea – propugnata e sottolineata a più riprese da parte della critica – di una poetica aristocratica, posata, dal forte senso della misura e del pudore, in merito alla produzione della poetessa molfettese, non credo e non pare soddisfi a pieno la definizione di un atteggiamento umano, di una riflessione e anche di un dissidio interiore che non si esauriscono in se stessi ma che mi paiono parte integrante e addirittura fondante della poesia di Ada de Judicibus. Per carità: tutto verissimo! Soprattutto se ci si sofferma sull’approfondimento stilistico e formale di quella poetica e sulla vocazione alla ricerca della "parola perfetta" per l’espressione di quel preciso sentimento o stato d’animo. Probabilmente però mancava il pas...

Un ramo, un affluente, un bagliore. Percorsi lirici: cinque passi nella poesia di Alfredo Pérez Alencart. Una lettura possibile.

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Articolata e complessa è la poetica di Alfredo Pérez Alencart, nutrita nel contempo di profondità filosofica e di   delicatezza descrittiva, di apparente semplicità strutturale (che nell'evoluzione dei tempi sembra definirsi secondo uno schema di "contrazione" che non è certo quantitativo: non si tratta insomma del numero dei versi) e di profondità di pensiero (che tende al sacro nel senso più classico del termine e ne assume le "perimetralità" al di là della confessione in senso lirico ma ben radicata nella fede cristiana in senso umano e umanistico). Una affascinante dualità che fornisce o forse eredita la ricchezza dei germogli culturali radicati in due diversi emisferi del globo ai quali entrambi evidentemente il poeta appartiene, radici e rami, fiume e affluente, lucciola e lampo. Fatto cento del supporto ideale e filosofico fondante la poetica di Alencart, non si vuole qui svelarne i percorsi generali in un tentativo di sintesi definitiva della stessa, pe...