«Il nome dell'ombra». Il racconto dei «SURREALIA» pubblicato su ISEAF Book.

 Nell'ambito del progetto letterario 𝗜 𝗦𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗡𝗲𝗿𝗶, giunto alla sua XV edizione, il mio racconto 𝘐𝘭 𝘯𝘰𝘮𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘰𝘮𝘣𝘳𝘢 è selezionato per la pubblicazione su 𝗜𝗦𝗘𝗔𝗙 𝗕𝗼𝗼𝗸. Ringrazio di cuore la redazione per l'encomiabile lavoro di 𝘦𝘥𝘪𝘵𝘪𝘯𝘨 e per la splendida immagine allegata al racconto.

Il nome dell'ombra

Racconto surreale


Il medico uscì dalla vecchia stanza da letto con lo sguardo esterrefatto, cambiando ripetutamente espressione, ora incredula ora nauseata.

Sancì e registrò la morte di Leo: per infarto, verbalizzò. Per asfissia, invece, quella di sua madre.

E questo era sufficiente a comprendere alcune delle sue reazioni ed espressioni. Altre, invece, apparivano piuttosto inusuali per un medico legale, un patologo abituato a dichiarare morti e a mettergli le mani addosso per mestiere. Tuttavia, di fronte a un poco più che quarantenne che tira le cuoia per soffocamento con un’erezione in corso mentre dorme accanto a sua madre quasi ottantenne, gli sembrò davvero difficile da mandar giù così, en passant.

Fu questa immagine a rimanere stampata nella memoria del dottore mentre si affrettava a lasciare quella casa sebbene entrambi, mamma e figlio, fossero perfettamente stesi, composti e immobili, quasi fossero già pronti ad essere impacchettati in una bara, senza alcun dettaglio sconcio che potesse far pensare a una situazione torbida se non fosse per quella evidente erezione.

Andò via quasi correndo senza dare troppi dettagli e soddisfazioni a nessuno; quasi volesse evitare chiunque cercando di guadagnare l’uscita il prima possibile, a passo sostenuto e lasciando il documento ufficiale al volo su un vecchio mobile in legno, finto rococò, lì all’ingresso da oltre mezzo secolo.

Scomparì nel pianerottolo e da lì giù per le scale senza neppure congedarsi dalla figlia della defunta, Alice, la sorella di Leo, circondata da parenti, figli, zii e cugini lì in attesa di una qualche approfondita spiegazione.

Leo, all’anagrafe Pantaleo, la notte prima aveva deciso di coricarsi accanto a sua madre fermamente persuaso a trascorrere la notte sveglio per poter vedere coi suoi occhi ciò che sua madre andava ripetendo senza sosta ormai da mesi o per lo meno poter dimostrare l’assoluta infondatezza di quelle storie alle quali lui stesso dopo tutto aveva finito per cedere se non proprio crederci, da quando Kaska – questo il nome di sua madre – aveva vuotato il sacco rivelando uno dei segreti che si era portata dietro coccolandolo e coltivandolo nel silenzio di tutta una vita.

Da anni di tanto in tanto tirava fuori una strana storia: raccontava di una signora vestita di nero che quasi ogni notte le faceva visita.

Leo non aveva mai dato troppo peso a questa immaginazione: dopotutto, raccontata da sua madre, da sua nonna e dalla vecchia che tagliava i palloni quando da bambini passavano le controre a giocare per strada. Non gli sembrava molto diversa dalla storiella tradizionale che da secoli apparteneva alla sua città e che chiunque dei suoi concittadini avrebbe saputo ripetere a menadito.

Gente che avesse avuto, in un modo o nell’altro, una qualche esperienza diretta o indiretta, un qualche “incontro ravvicinato” con la mêlòmbrə non era affatto difficile da rintracciare. Erano stati scritti interi libri sulla veridicità più o meno probabile di questa storia, sul suo primato nella classifica del folklore locale, sui dettagli della vicenda tradizionale più ortodossa o sulle ipotesi di identità dello spirito. Da qualche anno, aveva notato che si cercava pure di recuperarla e riproporla come utile attrattiva turistica.

L’ultima volta che ne aveva sentito parlare prima di allora, fu in occasione della costruzione di un nuovo stabile, alla fine della lunga via Roma. Un condominio di colore rosa e grigio sorto sulle macerie di un’ala del convento delle suore del Santissimo Sangue di Cristo che aveva faticato non poco ad essere abitato: non senza remore, gli acquirenti di quegli appartamenti erano arrivati alla stipula del contratto, sommersi come furono, in quel periodo, di storie che questa volta si coloravano di nuovi inediti particolari.

Dovettero cedere all’ottima offerta che il costruttore dell’edificio andò progressivamente limando, egli stesso costretto a fare passi indietro di fronte al fatto che una voce di popolo stava quasi per compromettere completamente il suo lavoro e il suo investimento milionario.

Se la storia della malombra fosse talmente potente in città da influire sui prezzi delle abitazioni o se, di fronte a una buona occasione di acquisto immobiliare, neppure la malombra avesse abbastanza potere dissuasivo, non è possibile stabilirlo con certezza scientifica.

Piuttosto, alcuni di questi condomini, chissà per quale ragione, continuarono ad alimentare quelle storie. Perseverarono nel confermare che durante la notte si udivano melodie suonate al pianoforte miste a sospiri e aliti sonori che gli impedivano la tranquillità del sonno.

Kaska e i suoi figli non riuscirono a prendere casa in quello stabile.

Ci avevano provato. Avevano sperato, con i pochi risparmi e qualche sostegno economico venuto fuori dopo la recente morte del padre, di interrompere la lunga tradizione di case in affitto e di riuscire ad avere finalmente una casa propria.

Suo padre Vittorio, però, se n’era andato proprio nel momento peggiore. Mentre valutavano questa opzione, la ventata d’aria proveniente dagli accantonamenti del suo lavoro di ferroviere arrivò troppo tardi per consentire loro di dare concretezza a quel sogno.

«Non ha mai fatto niente di buono in vita sua» sentenziava crudelmente Kaska «dopo il nostro matrimonio! Perfino il lavoro ho dovuto trovargli! L’uomo che avevo conosciuto durante la guerra è scomparso appena messo l’anello al dito! Si è letteralmente dissolto! E pure adesso che se n’è andato, l’ha fatto da perfetto egoista: salutando e… chi s’è visto s’è visto!».

Faceva molta attenzione a non parlare in quel modo di suo marito in presenza dei suoi figli ma quella volta non riuscì a trattenersi di fronte a Leo.

Rimase stupita che il figlio non avesse avuto alcun tipo di reazione.

In realtà Leo conosceva bene quella parte della storia da quando aveva origliato una curiosa conversazione fra sua madre e una sua amica particolarmente ferrata a imbellettare fatti, persone e circostanze pur di ottenere un valido ‘ndrattìənə per le fredde serate invernali sul pianerottolo.

Una vera cultrice di scheletri nell’armadio; una sincera creativa dei “cazzi degli altri”. Peccato che fosse pure la proprietaria dell’ultimo appartamento in affitto in cui vivevano da qualche tempo.

Fu in quella circostanza che conobbe i dettagli di una storia che, dopotutto, gli sembrò affascinante. Sapeva che non era vero che suo padre non avesse mai fatto niente di buono così come era rassegnato all’idea che in preda alla rabbia sua madre era capace di spararle grosse, salvo poi pentirsi e tornare sui suoi passi. Non riusciva a condannare né l’uno né l’altra: suo padre e sua madre si erano amati ma il matrimonio a un certo punto doveva essere finito.

Succede, pensò...

Continua a leggere il racconto qui

Questo e altri racconti surreali, nel volume SURREALIA. Segnali dall'Oltre e altri racconti
Acquistalo qui al miglior prezzo disponibile

Post popolari in questo blog

𝙉𝙤𝙩𝙩𝙞𝙡𝙪𝙘𝙚𝙣𝙩𝙚, la nuova silloge di Marta Maria Camporale

Due poesie incluse nell'edizione 2023 dell'antologia 𝙏𝙍𝙀𝘾𝙄𝙀𝙈𝘽𝙍𝙀 𝘾𝙤𝙧𝙤 𝙙𝙚 𝙫𝙤𝙘𝙚𝙨 in Spagna

ANGELA DE LEO legge l'inedito 𝑰𝙣𝒔𝙞𝒆𝙢𝒆

La poesia di Alfredo Pérez Alencart: il panorama dell'anima nella carne dell'umano. Prefazione a 𝘓𝘢 𝘤𝘢𝘳𝘯𝘦 𝘺 𝘦𝘭 𝘦𝘴𝘱𝘪́𝘳𝘪𝘵𝘶, Trilce Ediciones, España 2023

Simone Principe legge 𝘋𝘢𝘭𝘭'𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘰𝘳𝘪𝘻𝘻𝘰𝘯𝘵𝘦