I cocci non s'incastrano l'un l'altro: Italo Interesse recensisce «Carne e sangue» sul Quotidiano di Bari del 12/11/2022

Un ringraziamento speciale a 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗲𝘀𝘀𝗲 che sul Quotidiano Di Bari di oggi, 12 novembre 2022, recensisce il mio 𝘾𝙖𝙧𝙣𝙚 𝙚 𝙨𝙖𝙣𝙜𝙪𝙚 (Tabula Fati 2022) con uno splendido testo dal titolo 𝘐 𝘤𝘰𝘤𝘤𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘴'𝘪𝘯𝘤𝘢𝘴𝘵𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘭'𝘶𝘯 𝘭'𝘢𝘭𝘵𝘳𝘰.

Il Quotidiano di Bari, 12 novembre 2022, pag,8


Edito da Tabula Fati, ‘Carne e sangue’ è l’ultima silloge di Vito Davoli, poeta, scrittore, giornalista, critico e imprenditore nel settore moda

I cocci non s’incastrano l’un l’altro

Il ricorrere del presente in prima persona fa di ‘Carne e sangue” un soliloquio
denso, che scorre con lo stesso costante, grave sussurro di un fiume imponente

Puoi voltarla e girarla come ti piace, alla fine l’istinto si rivela il più forte. Al di sopra di interrogativi esistenziali, di imperativi morali, di dogmi e di ideali, resta la primitività del sentire. In cima ad essa possiamo collocare il richiamo dei sensi, col corredo di una malvagia malia troppo spesso scambiata per amore. Allora tutto questo sbattersi che con caprina ostinazione vogliamo prendere per vita si riduce ad una ‘banale’ faccenda di carne e sangue. Prendendo a prestito queste due ultime parole da una delle sue liriche meglio riuscite, Vito Davoli intitola in questi termini la sua ultima silloge, edita da Tabula fati, un libro che raccoglie quasi ottante poesie, fratte in tre sezioni, ‘Carne e sangue’, ‘Sonetti Claudicanti’, ‘Capitano, quel capitano’.
Vivace operatore culturale, Davoli, si guarda attorno e regala acuti quando interroga il Cielo con passione, quando s’arrovella attorno alla funzione del poeta, si addolora per il dramma del Vlora e della martoriata Sarajevo. Però il meglio di sé in Carne e sangue – e torniamo allo spunto di partenza – lo dà quando s’arrende alle seduzione di «una mano nella mia mano arresa», di un corpo caldo «come lenzuola felpate di tepore stanco», di «labbra impavide assetate di labbra», di «parole scintillanti d’arsura»...



Seduzioni dal retrogusto amaro, tuttavia, poiché mettere il (carnivoro) principe dei sentimenti in vetta a questa piramide (spiritualmente) alimentare non basta a far quadrare i conti : «Nessun coccio / s’incastra esattamente con un altro»... Ciò vale soprattutto in amore. E siccome, quando tale, l’amore prima o poi deve finire, coltivare la speranza di vederlo tornare in vita non ha senso. Sì che diventa sterile esercizio del dolore inseguire ancora «i tuoi gemiti solitari / la singolarità del tuo godere imploso / le tue labbra socchiuse / la lingua che balbetta / il prato molle delle tue lenzuola». Consumato l’addio, la memoria dell’amata “donna vitruviana” involve in sapore di “birra senza bollicine”. Nondimeno questa «seduttrice orientale dagli occhi sottili» rimane oggetto d’un rimpianto rabbioso e inconsolabile,
ché «il sangue è sempre sotto / il dolore della carne»...
Altre quiete espressioni grondanti solitudine rotolano nella bocca del poeta, il quale a tratti, attraverso la rotondità della parola, pare compiacersi del proprio dolore. Il ricorrere del presente in prima persona fa di Carne e sangue un soliloquio denso, che scorre solenne e grave, fluido e non precipitoso, come un fiume dal vasto alveo.
Questa assenza di alti e bassi, questa cifra poetica costantemente elevata, giustifica che si parli di ‘unità stilistica’, come puntualmente annota Daniele Giancane in sede di prefazione del volume.

Italo Interesse
in Quotidiano di Bari del 12 novembre 2022, pag.8

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