La parola «antifascismo» non c'é nella Costituzione ma... le parole hanno una storia.

Ebbene, pare che le destre per rivalersi di decenni di "egemonia culturale" della sinistra, abbiano deciso di ripartire dal lessico e dalla Treccani.
Prima il raffinato esegeta Italo Bocchino, in difesa del valente oratore Francesco Lollobrigida, spiega come 𝙨𝙤𝙨𝙩𝙞𝙩𝙪𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 e 𝙚𝙩𝙣𝙞𝙘𝙖, se ricercate nella Treccani, non riportino alcuna sfumatura di senso negativo e non sia quindi imputabile al Ministro (che già si è detto ignorante di suo) alcun retropensiero tinteggiato di troppo nero.
Tuttavia mi pare che pure se andassi a cercare sulla Treccani termini come 𝙣𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙖𝙡𝙚 e 𝙨𝙤𝙘𝙞𝙖𝙡𝙞𝙨𝙩𝙖 oppure 𝙨𝙤𝙡𝙪𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 e 𝙛𝙞𝙣𝙖𝙡𝙚 non troverei nulla di lessicalmente compromettente. A meno che non provassi a cercarle INSIEME...
Così se ricercassi più approfonditamente la parola 𝙨𝙤𝙨𝙩𝙞𝙩𝙪𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚, anche sulla Treccani qualcosa la trovo, come è evidente dalle immagini di questo post, frutto, oltretutto, di una semplice e banale ricerca sul web, mica sull'enciclopedia o sul dizionario cartacei!


LE PAROLE HANNO UNA STORIA che non si può bellamente ignorare mettendo su spettacolini a buon prezzo come al solito utili alle ormai consolidate propagande per poveri pigri cerebrali disposti ad accettare una qualunque fanfaronata pur di non faticare troppo e di uscirne "alla grande" o anche solo "alla meglio". LE PAROLE HANNO UNA STORIA!

Più di recente è la seconda carica dello stato a dare solenne sfoggio della sua competenza lessicale asserendo bellamente che la parola 𝙖𝙣𝙩𝙞𝙛𝙖𝙨𝙘𝙞𝙨𝙢𝙤 non c'é mica nella Costituzione Italiana!
Se non bastasse l'eco di quanti hanno sintetizzato una ovvietà (evidentemente non tale solo per il Presidente del Senato Ignazio Larussa) asserendo che La Costituzione Italiana 𝙚̀ l'antifascismo, aggiungerei solo - utilizzando lo stesso metodo - che nella prima parte della Costituzione (perché a quella si riferiscono i neo-filologi anneriti) non compare mai neppure la parola 𝙢𝙖𝙛𝙞𝙖 o la parola 𝙋2 e non è che questo renda costituzionali le due cose!


Al contrario esistono le parole 𝙡𝙞𝙗𝙚𝙧𝙖 𝙖𝙨𝙨𝙤𝙘𝙞𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 e 𝙖𝙨𝙨𝙤𝙘𝙞𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙨𝙚𝙜𝙧𝙚𝙩𝙚: anche ricercando in positivo si ottiene qualche risultato in più, proprio perché LE PAROLE HANNO UNA STORIA!
«L’art. 18 della Costituzione sancisce il diritto di libera associazione dei cittadini, senza alcuna autorizzazione, ma vieta le associazioni in questi tre specifici casi: 
  • quando perseguono fini contrari alla legge penale: è, quindi, radicalmente illecita qualsiasi associazione dedita al compimento di reati, come la mafia, la camorra, la ndrangheta ed anche le organizzazioni terroristiche o di sovversione politica;

  • quando sono segrete. Si tratta delle associazioni che tengono nascosta la loro esistenza e le proprie attività. Nelle associazioni segrete i nomi dei membri non sono noti, ed anzi c’è il divieto di divulgarli, così come le finalità perseguite non vengono rese pubbliche e i programmi non trapelano all’esterno;

  • quando perseguono scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare, anziché con metodi pacifici. Questo sistema è, evidentemente, in conflitto con il sistema di partecipazione democratica alla vita del paese, e, soprattutto, il rischio di sconfinare nella violenza o nell’eversione è veramente alto». 
(fonte: www.laleggepertutti.it sempre con una minima ricerca in rete).

Così come esiste esplicita menzione di alcuni reati come 𝗮𝗽𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗳𝗮𝘀𝗰𝗶𝘀𝗺𝗼 e 𝗱𝗶𝘃𝗶𝗲𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗼𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗶𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝘁𝗼 𝗳𝗮𝘀𝗰𝗶𝘀𝘁𝗮 con un dettaglio importante: «𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗾𝘂𝗮𝗹𝘀𝗶𝗮𝘀𝗶 𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮».
«L’articolo 49 della Costituzione, richiamandosi all’articolo 18, richiede che la partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese avvenga con metodo democratico ossia si svolga senza violenza o pressioni di alcun genere. Pertanto, i partiti politici non possono assumere la forma di associazioni segrete né presentare carattere di organizzazioni militari. 
Questo concetto viene ribadito dalla XIII disposizione finale della Costituzione che vieta l’organizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Il legislatore ha quindi posto un insormontabile muro contro tutti i gruppi partitici di ispirazione nazista, fascista o che incitino alla discriminazione e all’odio razziale. A ciò si è prima aggiunta la famosa legge Scelba del 1952 che ha previsto il reato di apologia di fascismo punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La sanzione scatta per chiunque fa propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo 𝘢𝘷𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘩𝘦 e persegue 𝘭𝘦 𝘧𝘪𝘯𝘢𝘭𝘪𝘵𝘢̀ del disciolto partito fascista».
(fonte: sempre www.laleggepertutti.it con la solita minima ricerca in rete).


Vogliamo davvero ancora andare a cercare la parola ANTIFASCISMO nella Costituzione?

Allora va bene, per questi signori, il potere nella distribuzione e nell'alternanza dell'esercizio democratico ma prima ancora che sul concetto di LIBERTA' (che non si traduce mai con il diritto a fare quel cazzo che mi passa per la testa ma va sempre declinata di pari passo al concetto di RESPONSABILITA') inciampano grossolanamente proprio sulla STORIA e sulla loro storia, inaccettabile, è vero, ma mica è colpa degli altri! Proprio perché LE PAROLE HANNO UNA STORIA!
Eppure, in tutto questo, non è che la sinistra ne esca a testa alta o forte di una valorialità identitaria chissaché! Non è il 25 aprile che deve servire alla sinistra! Semmai il contrario: è la sinistra che deve serivre al 25 aprile! Oggi più che mai.
Dico solo che se si lascia campo libero - come si è già fatto su infiniti altri temi che avrebbero dovuto essere il nucleo delle politiche attive delle sinistre (e non lo sono state per decenni!) - anche sul piano della cultura al punto che nessuno riesce a replicare a qualche sedicente filologo che dalla notte al giorno si mette a sfogliare il vocabolario per farne ciò che più gli aggrada e sentirsi così una specie di Umberto Eco del nuovo millennio (capite il fascino che si respirerebbe da quella posizione a compiere un'operazione di questo tipo così "a bon prezzo" e con risultati garantiti?), se insomma la resa è conclamata anche sul piano culturale, a questa sinistra non resterebbe davvero altro da fare! Su quel piano, proprio su quel piano prima che su altri, si costruiscono i valori su cui fondare una struttura sociale e lasciare che questo venga fatto a buon prezzo, come in una sorta di McDonald della cultura, un fast-food di valori mordi e fuggi, è decisamente firmare da ancora vivi il proprio consenso all'eutanasia!

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