ANGELA DE LEO legge l'inedita dialettale “La pézzə”

«Come i panni bagnati ad asciugare / Tengo l’anima appesa alle unghie / Dei piedi di Cristo». La poesia comincia con una similitudine efficacissima nella visione realistica dell’anima del poeta che grondante acqua giunge “appesa” alle unghie dei piedi di Cristo.



«Fino a quando resta umida s’allunga / Ma è proprio quando è asciutta che si stringe». Ancora una visione realistica sconcertante perché si parla di anima non di un panno bagnato, pure rende perfettamente l’idea dell’effetto che essa sortisce quando da panno “umido” diventa “asciutto”.

La pézzə*

Cómə a lə pênnə mbùssə ad assəquá
Ténghə l’ênəmə appèəsə a rədd’ùgnə
Də lə pìətə də Crìstə.

Fìnghə a qquênnə stè ùmətə s’allónghə
Ma è pròptə quênnə è assùttə ca sə strèngə.

Sècca sècchə e pəccənónna pəccənónnə
Tênnə è ca pì’ pagáurə
Ca cùrə péətə la scàzzə
E la rədàuscə a ppézzə

Mê ájə nèn zó bbùənə ad appləzzá stù mùnnə.

* Si ringrazia per la supervisione al testo dialettale il prof. Marco Ignazio de Santis

Il dramma è proprio nel suo allungarsi, assottigliarsi fino a diventare talmente piccina da correre il rischio che quel piede la schiacci, annientandola quasi fosse uno straccetto. È tutta qui la verità del Cristo per il nostro poeta: la forza e la potenza della sua crudeltà.

Gli sfugge l’immensità del Suo amore, altrimenti non ne avrebbe paura. «Ma io non sono buono a ripulire il mondo». La poesia si conclude con una affermazione oppositiva (Ma) che potrebbe avere, comunque, una duplice interpretazione (non decodificazione): se ci fermiamo al “significato” possiamo dedurre che si tratti di superbo rifiuto del poeta a farsi carico nei riguardi del mondo della crudeltà di Dio (che per fortuna non esiste); se invece desideriamo focalizzare il “senso”, allora il respiro si fa più ampio e abbraccia la divinità di Cristo e l’umiltà del poeta per non aver compreso appunto che la salvezza è posta proprio ai piedi della Croce.

La pezza

Come i panni bagnati ad asciugare
Tengo l’anima appesa alle unghie
Dei piedi di Cristo.

Fino a quando resta umida s’allunga
Ma è proprio quando è asciutta che si stringe.

Secca secca e piccina piccina
È allora che ho paura
Che quel piede la schiacci
E la riduca a pezza

Ma io non sono buono a ripulire il mondo.

 



Angela De Leo è nata nel paese dove cantano gli ulivi: Bitonto (Bari). Da anni vive a Corato (Ba). La Poesia è il suo irrinunciabile canale espressivo, che poi è spesso quello di decodificazione del mondo e della vita. Laureata in Materie Letterarie, per oltre trent’anni si è dedicata alla formazione del docente di base. Gia reddattrice, dall’82 è de «La Vallisa», ha pubblicato sette raccolte di poesie, un libro di annotazioni poetiche sull’opera fotografica di Marcello Carrozzo, Un non luogo tanti luoghi dentro l’uomo (Secop Edizioni, Corato 2008); un libro di 37 racconti, Trattenendo il respiro, e il romanzo La via delle vedove (sempre con la Secop Edizioni, 2011-2013).

A Belgrado ha pubblicato Azzurro (Gradina, Belgrado 1992) e Le ballate di Lilith e Terra Serba (Globosino, Belgrado 2012), con traduzione di Dragan Mraovic. Ha scritto interventi di critica letteraria e numerose prefazioni a vari libri di poesia, narrativa e teatro anche di autori serbi. Nel 1992, 2007 e 2012 ha partecipato a prestigiosi Meeting Internazionali degli scrittori a Belgrado e nel 2011 è stata ospite dell’Autunno Poetico di Smederevo (Serbia).

Cura e dirige il blog letterario https://lapoetologa.blogspot.com/


Post popolari in questo blog

𝙉𝙤𝙩𝙩𝙞𝙡𝙪𝙘𝙚𝙣𝙩𝙚, la nuova silloge di Marta Maria Camporale

Due poesie incluse nell'edizione 2023 dell'antologia 𝙏𝙍𝙀𝘾𝙄𝙀𝙈𝘽𝙍𝙀 𝘾𝙤𝙧𝙤 𝙙𝙚 𝙫𝙤𝙘𝙚𝙨 in Spagna

ANGELA DE LEO legge l'inedito 𝑰𝙣𝒔𝙞𝒆𝙢𝒆

Simone Principe legge 𝘋𝘢𝘭𝘭'𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘰𝘳𝘪𝘻𝘻𝘰𝘯𝘵𝘦

La poesia di Alfredo Pérez Alencart: il panorama dell'anima nella carne dell'umano. Prefazione a 𝘓𝘢 𝘤𝘢𝘳𝘯𝘦 𝘺 𝘦𝘭 𝘦𝘴𝘱𝘪́𝘳𝘪𝘵𝘶, Trilce Ediciones, España 2023