POESIE DAL CASSETTO. La recensione di Marta Maria Camporeale a "La luna spezzata" di Francesco Galasso

«La luna spezzata", suddivisa in sei sezioni, dieci poesie per ogni parte del volume, esplora le grandi domande che accompagnano l'esistenza di ognuno di noi (da dove veniamo? chi siamo? verso dove siamo diretti?), mostrando come attraverso lo strumento della parola in versi è possibile mettere a fuoco i valori più importanti della vita».

La silloge dal titolo La luna spezzata (Interno Libri Edizioni 2021) di Francesco Galasso ha la peculiarità d’essere un varco nel tempo. Rappresenta una raccolta di prime poesie, mai pubblicate, serbate nello scrigno del pudore di una gioventù affatto vanesia, come ahimè accade di questi tempi; per volontà contemperata ad esigenze di crescita e a fattori personali.
Allora, perché proprio ora?
Ora non per urgenza a guisa di mera pubblicazione, piuttosto per debito morale di dar luce ad un florilegio di propri versi che, come qualsiasi opera artistica, ha bisogno di respirare, diventare sequenza di pagine, vivere l’esperienza sensoriale di lettori appassionati; replicare concetti da barbagli di passato incancellabile, ricondurli nella dicotomia del vivere: l’eterna lotta del Bene, affidata alla bellezza, contro il e il Male.

Una pregiata pubblicazione nello stile della collezione editoriale, l’immagine di copertina affidata alla fotografa Sara Caliolo. L’intera silloge arricchita di aforismi, dello stesso poeta, e disegni della pittrice Maria Filomena Longo, insieme introducono il tema di sei sezioni di poesie.

F.GALASSO, La luna spezzata, Interno Libri 2021
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Esperisco una nota su ciascuna in ordine di suddivisione, citando solo alcune poesie, importanti quanto le altre:
Il poeta è la specie umana più inutile del creato […] poesie improntate su visioni introspettive: PROFEZIA, VIAGGIO NELL’IGNOTO, CHI SIAMO;
C’è pane nei sentimenti […] ove traspare l’appartenenza alla terra e al cielo: LA MIA TERRA, ANGELI;
I maestri non muoiono mai […] argomenti su uomini, donne, esperienze motivo di precetti: A GIOVANNI PAOLO SECONDO, IL CORAGGIO DI SARA, L’UOMO CHE PENSA;
Ogni pena può svanire[…] e nomi di donne, fonte di profonda ispirazione, diventano acrostici, tema o titolo,: MARINA, GIULIA, CUORE DI FARFALLA;
Basta lo stormire delle foglie […] e qui tornano paure e fantasie: DEMONI, RAPSODIA;
La vita non passerà: è l’orto della terra […] temi improntati sul quotidiano e sul sociale: GIOCHI DI LUCE, LA LUNA SPEZZATA.

E sono luna, cieli, pelle, sogni, tempo, eterna, voce, acqua le parole più usate.
Parole scelte con cura, nelle varie liriche, denotano dolcezza, evocano come la Madelaine di Proust. La lettura stimola la memoria involontaria che solo la poesia può redimere.

Le poesie hanno musicalità, benché siano scritte in verso libero, si sente la conoscenza metrica da parte dell’autore. Anafora, allitterazione, assonanza, consonanza, fanno dei versi non semplice ispirazione , ma attenta ricerca. Fa spesso leva sull’anastrofe, figura retorica tipica del poeta che rompe lo schema SVO per rendere melodioso il verso. Ancora troviamo metafore, personificazioni per cui: «Gridan le mura», «Un attimo […]correva veloce», «la luna sorrise». Come dicevo diversi acrostici, non sempre espressione linguistica, in questo caso nomi, riferita ad un elenco minuzioso di particolari del personaggio, ma creatrice di scene poetiche.

Francesco Galasso

Le poesie di Francesco Galasso nascono da sfere introspettive, genesi di desiderio, verità, ricerca, solidità, raffinatezza. Desiderio di comunicare minuziosamente le sfere del sogno per amore della verità che sia fede, amor di patria o solidarietà e ricerca di innumerevoli risposte attraverso la solidità della cultura poetica, raffinatezza che si esprime in parole di luce, colore e musica.

La sua poesia è un equilibrio, l’irrealtà che sfonda la realtà, che per la fretta perde la memoria. Fretta che smarrisce il messaggio poetico nascosto intorno al creato, come ne LA QUERCIA ANTICA. Essa guarda dalle sue chiome la vita intorno e lo afferra respingendo il futuro, la modernità con la sacralità e la morale espresse nei versi della chiusa : «Ma né l’asfalto né il cemento / potranno cancellar giammai / il ricordo della quercia antica”.

Marta Maria Camporeale


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